Nel silenzio, la vera forza della comunicazione
Hai mai notato quanto sia difficile restare in silenzio durante una conversazione?
Bastano 3 secondi di pausa e già ci sentiamo a disagio.
Come se quel vuoto andasse subito colmato.
È una reazione istintiva, quasi automatica.
Il nostro cervello cerca continuità, senso, prevedibilità.
Quando qualcosa si interrompe – come il flusso delle parole – il sistema nervoso si allerta: c’è un’anomalia.
Così, per non affrontare quel vuoto, riempiamo.
Parliamo troppo. O troppo in fretta.
Ma è proprio lì, nel silenzio, che accade qualcosa di prezioso.
Da coach, lo vedo e lo noto molto spesso.
Una persona arriva al cuore di un pensiero.
Poi tace.
Io non intervengo.
Resto presente, ma in silenzio.
E spesso, dopo qualche secondo, succede qualcosa:
“Aspetta… forse c’è ancora di più.”
E quel “di più” nasce proprio da quello spazio non riempito.
Il silenzio non è vuoto. È presenza.
È attenzione, ascolto, profondità.
È ciò che rende autentica una conversazione.
Quando impariamo ad abitarlo – invece che evitarlo – la comunicazione cambia:
-
L’altro può riflettere.
-
Le parole acquistano peso.
-
Tu trasmetti calma e padronanza.
Non è semplice, lo so. Anche io, all’inizio, cercavo di coprire ogni pausa (e a volte ancora lo faccio).
Ma oggi so che i momenti di sospensione sono spesso quelli in cui accade davvero qualcosa.
Perché il nostro cervello odia il vuoto…
Ma la nostra autenticità cresce proprio lì.
E allora ti lascio con una domanda:
quante cose hai detto, semplicemente restando in silenzio?
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