Nel silenzio

Pubblicato il 26 maggio 2025 alle ore 06:00

Nel silenzio, la vera forza della comunicazione

Hai mai notato quanto sia difficile restare in silenzio durante una conversazione?
Bastano 3 secondi di pausa e già ci sentiamo a disagio.
Come se quel vuoto andasse subito colmato.
È una reazione istintiva, quasi automatica.

Il nostro cervello cerca continuità, senso, prevedibilità.
Quando qualcosa si interrompe – come il flusso delle parole – il sistema nervoso si allerta: c’è un’anomalia.
Così, per non affrontare quel vuoto, riempiamo.
Parliamo troppo. O troppo in fretta.

Ma è proprio lì, nel silenzio, che accade qualcosa di prezioso.

Da coach, lo vedo e lo noto molto spesso.
Una persona arriva al cuore di un pensiero.
Poi tace.
Io non intervengo.
Resto presente, ma in silenzio.

E spesso, dopo qualche secondo, succede qualcosa:
“Aspetta… forse c’è ancora di più.”
E quel “di più” nasce proprio da quello spazio non riempito.

Il silenzio non è vuoto. È presenza.
È attenzione, ascolto, profondità.
È ciò che rende autentica una conversazione.

Quando impariamo ad abitarlo – invece che evitarlo – la comunicazione cambia:

  • L’altro può riflettere.

  • Le parole acquistano peso.

  • Tu trasmetti calma e padronanza.

Non è semplice, lo so. Anche io, all’inizio, cercavo di coprire ogni pausa (e a volte ancora lo faccio).
Ma oggi so che i momenti di sospensione sono spesso quelli in cui accade davvero qualcosa.

Perché il nostro cervello odia il vuoto…
Ma la nostra autenticità cresce proprio lì.

E allora ti lascio con una domanda:
quante cose hai detto, semplicemente restando in silenzio?

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