Ponti, reazioni e consapevolezza
Ci sono momenti in cui qualcosa che hai sempre avuto sotto gli occhi, all’improvviso, ti colpisce.
Nei giorni scorsi mi è capitato di assistere a discussioni in contesti molto diversi tra loro: un ufficio, un bar, un ristorante. Scene quotidiane, nulla di straordinario… se non fosse per un dettaglio che mi ha fatto riflettere.
Persone completamente diverse per età, cultura, storia, ruolo sociale, eppure… nel modo in cui reagivano durante il confronto, erano incredibilmente simili. Gesti, toni, parole: sembrava che lo stesso copione si ripetesse, con attori sempre nuovi.
Mi sono chiesto: com’è possibile?
La risposta sta nel nostro cervello.
C’è una parte di noi – antica, primitiva – che prende il controllo in certe situazioni. Il cosiddetto cervello rettiliano, quello che agisce d’istinto: attacca, si difende, reagisce.
È una parte fondamentale per la nostra sopravvivenza… ma anche quella che ci uniforma. Quando si attiva, le differenze svaniscono e restano solo dinamiche automatiche.Come Coach, questo mi tocca da vicino.
Perché se è vero che queste reazioni sono naturali, è altrettanto vero che abbiamo una scelta:
farci guidare dall’istinto… oppure dalla consapevolezza.
E allora mi chiedo – e ti chiedo:
quante volte ci accorgiamo di questi automatismi?
Quante volte, invece di costruire un ponte, scegliamo (anche inconsapevolmente) di ergere un muro?
Il cambiamento, spesso, non parte da fuori.
Parte da dentro.
Dalla capacità di fermarsi, respirare, scegliere.
Di rispondere invece di reagire.
Di costruire, invece di distruggere.
E allora ti lascio con una domanda:
quante volte, nelle tue giornate, scegli che tipo di “architetto” vuoi essere?
Costruttore di ponti… o muratore di barriere?
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Commenti
Grazie Diego per questa tua riflessione.
In questo periodo penso spesso a quanto ci sia bisogno di imparare e trasmettere una forma di comunicazione non violenta.
(Se non lo hai letto, ti consiglio il libro " Le parole sono finestre. Oppure muri" di Rosenberg)
E altrettanto spesso penso a quanto sia sempre più indispensabile e urgente avere il coraggio di costruire ponti, anche nelle più "semplici" interazioni quotidiane.