Ci sono momenti nella vita in cui non arriva “una cosa alla volta”.Arriva tutto insieme.Un trasloco dopo trent’anni nella stessa casa,un lavoro che rallenta, si blocca, slitta,pratiche, scadenze, richieste, imprevisti.E quella sensazione che ti prende allo stomaco: “È troppo. Adesso è veramente troppo.”

Ci sono momenti in cui mi ritrovo a parlare con persone e colleghi degli argomenti più diversi: politica, sport, vita sociale, dinamiche quotidiane. Conversazioni normali, di quelle che ognuno di noi fa ogni giorno. Eppure, in questo periodo, noto un dettaglio che mi colpisce sempre più spesso.

Da qualche giorno sto lavorando dalla mia nuova postazione provvisoria.Una scrivania semplice, una luce calda, due libri appoggiati davanti al computer: La calma di Paul Wilson e Il piccolo libro dello stress di Rohan Candappa. Due titoli che messi così, uno accanto all’altro, fanno quasi sorridere. Eppure raccontano una verità: nella vita convivono sempre ciò che ci stabilizza e ciò che ci mette alla prova.

Nel romanzo, il Grande Fratello controllava tutto attraverso la paura.Oggi il controllo non impone, seduce.Non ti minaccia: ti distrae,ti intrattiene e ti spinge dove vuole, con un flusso continuo di notizie, immagini e opinioni.L’algoritmo non tortura, ma conosce i tuoi gusti, le tue emozioni, le tue paure e li usa per guidarti.

Qualche giorno fa ho partecipato all’annuale festa della Brigata Paracadutisti Folgore, il corpo nel quale ho svolto il servizio militare nel lontano 1990.Per i più giovani, all’epoca la leva era obbligatoria: un passaggio quasi iniziatico nella vita di ogni ragazzo attorno ai vent’anni.

Durante un incontro online tra coach provenienti da tutta Italia, sono emerse opinioni contrastanti su cosa rappresenti davvero il coaching e su quali valori lo definiscano.

Qualche giorno fa mi trovavo al mare e la mattina sono andato a fare una corsetta, prima di iniziare la giornata e per mettere in moto al meglio quella macchina perfetta che è l’essere umano, tenendo fede al motto “mens sana in corpore sano”.Mentre correvo vedevo e sentivo l’impetuosità del mare e delle sue onde che, senza pietà, si infrangevano sulla spiaggia e in certi punti anche oltre.Mi è venuta in mente un’immagine molto chiara: come questo canale che si apre sul mare, anche i nostri percorsi interiori a volte attraversano acque agitate prima di ritrovare quiete.D’estate il mare è sinonimo di calma, relax, tranquillità, mentre in autunno o in inverno è spesso in burrasca. Ma poi torna, inevitabilmente, ad essere calmo e silenzioso.Ecco, anche l’uomo è così: in certi periodi è sereno, in altri agitato e burrascoso, esattamente come il mare che avevo davanti in quei momenti.In entrambi i casi, se non corriamo ai ripari, la burrasca può fare danni — a volte anche catastrofici.Per questo, un essere umano dovrebbe affidarsi a qualcuno che lo aiuti a ritrovare equilibrio: un Coach è sicuramente tra questi.E tu,ti sei mai sentito in balia delle onde, rischiando di perdere la bussola della tua vita?Spero di no, ma nel caso sappi che un Coach è qui anche per questo: aiutarti a ritrovare la bussola e ad arginare le onde burrascose che potrebbero essere dentro di te.Pensaci.

C’è una cosa che accomuna quasi tutti noi: il bisogno di essere ascoltati.Non sentiti, ma davvero ascoltati.

Qualche sera fa mi sono ritrovato a guardare un documentario sul Commodore, quel computer che negli anni ’80 sembrava roba da fantascienza.E mi è venuto da pensare: “Io, col mio iPhone 14, cosa potrei farci oggi?”

Qualche giorno fa ho partecipato a un retreat organizzato da #ellecubica sul tema del #coachingdinamico. La giornata è iniziata con un’attività simbolica: scegliere una carta che rappresentasse ciascuno di noi.

Qualche giorno fa, nella mia newsletter, ho fatto un esperimento.Ho scritto un errore nel titolo, volutamente.

L’estate è finita e ricomincia l’appuntamento settimanale(o quando arriva l'ispirazione)col blog e quale spunto migliore può offrirci la caccia al tesoro?

In questi giorni sono andato a Milano per un convegno di Coaching.Solito tragitto: Cremona–San Donato, parcheggio all’Autosilo, e poi giù nella metro.

L’altra sera, dopo una giornata intensa (e afosa, come solo la Pianura Padana sa essere), mi sono ritagliato un momento di puro relax sotto il gazebo della BirroSteria a Canèla, la mia birreria preferita a Cremona.

Con l’arrivo di giugno, riprendo una mia abitudine tanto semplice quanto preziosa: due volte a settimana, alle 5 del mattino, mi infilo le scarpe da running e vado a correre i miei 7-8 km.Prima che il mondo si svegli. Prima ancora di iniziare la giornata di lavoro (ancora per poco…).

Oggi ho partecipato a un convegno a Milano, legato al progetto Milano-Cortina 2026.Si parlava di sport, Olimpiadi e soprattutto di quanto conti la mente – forse più del corpo – nella preparazione di un atleta. Un tema che, da Coach, sento profondamente mio.

Ci sono momenti in cui qualcosa che hai sempre avuto sotto gli occhi, all’improvviso, ti colpisce.

Hai mai notato quanto sia difficile restare in silenzio durante una conversazione?Bastano 3 secondi di pausa e già ci sentiamo a disagio.Come se quel vuoto andasse subito colmato.È una reazione istintiva, quasi automatica.

Oggi ho assistito a una partita di calcio over 40 tra due circoli sportivi della mia città.Due squadre, due mondi.

Sto leggendo un libro sulla persuasione, e no, non per manipolare gli altri.Ma per approfondire un tema che mi appassiona: la comunicazione.Negli anni ho capito che è lì che voglio eccellere.Diventare un Top nella comunicazione è il mio obiettivo.Perché saper comunicare bene significa anche saper ascoltare, comprendere, scegliere.

Volevo farmi un regalo: un viaggio in scooter, solo io e la strada. Partenza da Cremona, destinazione Chiavari.All’andata ho scelto la Val d’Aveto, una strada poco battuta ma piena di promesse. Curve morbide, boschi profondi, borghi fermi nel tempo.Un’andatura lenta, quasi meditativa. E poi il mare, Chiavari, il pranzo di pesce: tutto perfetto.

Magari li hai letti tempo fa, li hai messi via, e poi all’improvviso ti tornano in mano nel momento giusto, quando hai bisogno di rivedere qualcosa con occhi diversi.

Ti è mai capitato, ad un certo punto della tua vita, di non trovarti più bene con le stesse persone con cui hai condiviso momenti di gioia, di fatica, di vita?O di sentire che i luoghi che frequentavi da sempre non ti rappresentano più?

Non sono sempre stato un grande comunicatore. Anzi, fino all’adolescenza avanzata ero timido e introverso – chi mi conosce oggi probabilmente stenta a crederlo! Con il tempo e l’esperienza, ho vissuto una vera trasformazione, passando all’estremo opposto: il classico chiacchierone.

In un’aula di un istituto tecnico superiore si è tenuto un incontro speciale: una testimonianza sul mondo del lavoro, sulle sue difficoltà e opportunità, vista con gli occhi di chi ci vive da anni e ha scelto di affiancare a quell’esperienza concreta uno strumento potente come il Coaching.

Mentre correvo, cercando di distrarmi dalla fatica, ho ascoltato la prima puntata di un nuovo podcast. A un certo punto, l’ospite ha citato Wittgenstein dicendo: "O di una cosa riesco a parlare bene, riesco a dire qualcosa che aggiunga a quello che c'è già, se no sto zitto". Una frase che mi ha colpito profondamente e che mi ha fatto riflettere sul valore della comunicazione.

Se c’è una cosa che ha rivoluzionato il mio modo di organizzare idee e pensieri, è senza dubbio il Post-it. Un semplice foglietto colorato? No, molto di più: un alleato discreto ma potentissimo che mi aiuta a dare forma alla mia giornata.

Durante una giornata di formazione sul coaching dinamico, tra tanti spunti interessanti, una frase mi ha colpito più di tutte. Un partecipante ha detto: "Sulla scala non esistono pianerottoli, o sali o scendi!". Ed è proprio così: nella crescita personale, nel lavoro, nello sport, non esiste uno stato neutrale. Ogni giorno, con le nostre scelte, decidiamo se fare un passo avanti o lasciarci scivolare indietro.

La scienza lo conferma: vivere meglio e più a lungo dipende dalle nostre scelte quotidiane, non dalla genetica. Uno studio dell’Università di Oxford, pubblicato su Nature Medicine e riportato da la Repubblica, ha dimostrato che i fattori ambientali contano fino a dieci volte di più rispetto ai geni. (Fonte)

Simon Sinek, nel suo libro Il gioco infinito, offre uno spunto di riflessione potente:

Mentre ascoltavo l'audiolibro “Vita con Lloyd” durante la mia corsa mattutina (sì, mi impegno a rispettare il detto “mens sana in corpore sano” almeno tre volte a settimana), mi ha colpito profondamente un dialogo tra Sir e il suo maggiordomo Lloyd sul futuro:

Hai mai riflettuto sul fatto che il sogno che custodisci non sia casuale? Non si tratta di un semplice desiderio o di un’illusione passeggera: è un dono unico affidato esclusivamente a te. Quel sogno racchiude in sé la promessa di una vita straordinaria, perché possiedi già tutto ciò che serve per trasformarlo in realtà.

Lo scorso weekend, a Brescia, ho partecipato a una due giorni di Group Coaching organizzata da Ellecubica e guidata da Lucilla Rizzini. Non era la prima volta: è il quarto evento di questo tipo a cui prendo parte, eppure, ancora una volta, mi porto a casa nuovi spunti e riflessioni. Questo perché Lucilla ha una qualità rara: non è mai banale o ripetitiva, nonostante l’argomento sia sempre lo stesso. Ogni incontro ha un valore aggiunto, un dettaglio inaspettato che lo rende unico.

Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di fermarci. A volte lo facciamo per scelta, altre perché le circostanze ci obbligano: noia, stanchezza, pigrizia o un semplice desiderio di staccare. Queste pause, spesso sottovalutate, possono diventare preziose occasioni per riscoprire noi stessi.

Le famose tre parole “Non mollare mai” sono diventate un mantra motivazionale. Spesso le sentiamo ripetere come una spinta a superare ostacoli o a fare quel passo in più per raggiungere un obiettivo. Ma è davvero sempre la scelta migliore?

Hai mai pensato che il sogno che hai dentro non sia casuale?

In questi giorni, mio nipote Pietro Paolo, 12 anni, ha vissuto un’esperienza straordinaria: è andato a Roma con la banda musicale in cui suona la tromba e ha incontrato Papa Francesco. Tra tutti i ragazzi presenti, Pietro è quello che ha avuto il coraggio di appoggiare la mano sulla spalla del Papa.

Gli scacchi non sono solo un gioco: sono uno specchio della vita. Ogni mossa, ogni pezzo e ogni scelta riflettono le sfide che affrontiamo ogni giorno. Ma cosa ci insegnano gli scacchi sul nostro percorso di crescita personale e professionale? Scopriamolo insieme.

Con l’arrivo di un nuovo anno, riflettiamo su ciò che conta davvero: le relazioni sociali. In un mondo sempre più connesso digitalmente, rischiamo di perdere la vera connessione umana.

Spesso si sente dire che “l’abito non fa il monaco”. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: davvero possiamo ignorare completamente il modo in cui ci presentiamo?

Capita a tutti, nel corso della vita, di trovarsi di fronte a bivi decisionali che ci mettono in difficoltà. Restiamo bloccati, spesso, davanti alla decisione da prendere. Ma perché succede?

Ho appena concluso la visione della nuova serie TV su Ayrton Senna da Silva, uno dei più grandi piloti di Formula 1 di tutti i tempi. Oltre a celebrare il suo talento straordinario, la serie offre spunti incredibili legati al coaching.